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martedì 18 marzo 2025, ore 21
mercoledì 19 marzo 2025, ore 21
giovedì 20 marzo 2025, ore 21
Galleria Santa Croce

VIAGGIO IN ARMENIA
Silvio Castiglioni
liberamente tratto dal libro di Osip Mandel’stam, Adelphi edizioni, a cura di Serena Vitale 

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riduzione e adattamento Silvio Castiglioni e Giovanni Guerrieri
interprete Silvio Castiglioni 
oggetti, scene e costumi Giulia Gallo
trucco Filistrucchi, Firenze
regia Giovanni Guerrieri
coproduzione Celesterosa / I Sacchi di Sabbia 
in collaborazione con il festival Le parole di Hurbinek (Pistoia) e Comune di Cattolica 
col contributo di Regione Emilia Romagna, Regione Toscana, MIC 


Grazie al festival le Parole di Hurbinek, che ci invitava a riflettere sulla parola ‘razza’, dopo quasi vent’anni siamo tornati a Osip Mandel’stam e al suo Viaggio in Armenia dove si legge: “Non c’è nulla di più istruttivo e gioioso che immergersi nella compagnia di persone di una razza diversa dalla nostra”. Ma perché un piccolo libro del “più grande poeta in lingua russa del Novecento, sottratto alla conoscenza dei suoi contemporanei” (P. P. Pasolini) ci sembra così importante?

Dietro l’apparente appartenenza a un genere – il “diario di viaggio” ma anche la “letteratura di missione”– nella pagine di Viaggio in Armenia si cela una scrittura che si fa “grafico di una costante diserzione”. E proprio in questa diserzione emerge il carattere politico di un libro che a un primo sguardo può apparire mite e perfino svagato; e però evoca un’Armenia fuori dal tempo e disattende le aspettative dei suoi committenti, sfuggendo al compito di celebrare i presunti successi del primo piano quinquennale sovietico. La sfida al nuovo potere non lascia spazio a ulteriori dilazioni, e con la pubblicazione del Viaggio – prima ancora della celebre poesia su Stalin, ‘il montanaro del Cremlino’, per cui fu ufficialmente incriminato – Osip Mandel’štam si consegna definitivamente nelle mani dei suoi carnefici, portando così a compimento il suo destino. 

Segreta riflessione sul tempo, la memoria e la morte – e straordinaria metafora di resistenza e di vitalità – Viaggio in Armenia è un sereno, luminosissimo addio; un rito d’addio. Il testo ideale per tratteggiare il profilo di un artista che si dichiarava ostile a tutto ciò che è personale, in tempi intossicati dall’inganno dei reality e dall’illusione del biografismo.