venerdì 9 gennaio 2026, ore 21
Teatro della Regina
DREAMERS
Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto
PROGRAMMA
PRELUDIO (cor. Diego Tortelli)
RECONCILIATIO (cor. Angélin Preljocaj)
AN ECHO A WAVE (cor. Philippe Kratz)
ALPHA GRACE (cor. Philippe Kratz)
PRELUDIO
Durata: 16’ –Creazione per 5 danzatori
coreografia Diego Tortelli
musica Nick Cave
luci Carlo Cerri
assistente alla coreografia Casia Vengoechea
produzione Centro Coreografico Nazionale / Aterballetto
Preluidio è una creazione per 5 interpreti costruita attorno ad alcuni dei più intensi poemi e brani del cantautore australiano Nick Cave, uno dei più grandi esponenti del Post Punk. In questi suoi poemi Cave affronta l’intreccio tra temi come l’amore, il “credo”, la dipendenza, l’ossessione e la perdita intersecandosi tra di loro come se stesse raccontando una storia, un vissuto che può essere percepito da tutti tramite il suo uso delle note o del tono di voce. La sua forza è che non è indispensabile capirne completamente il contenuto o la risorsa di ispirazione per poter “sentire” e “farsi sentire”.
Tramite la sua opera Cave sostiene che non dovremmo andare a teatro, a un concerto, a un museo, per comprendere, ma per porci delle domande e per arricchire noi stessi, per analizzare noi stessi. In uno dei suoi poemi che compare come secondo brano nel mio lavoro ho trovato la domanda che volevo pormi per questa creazione: MAH SANCTUM (il mio credo).
In cosa credo? Credo nel “corpo”, credo nella sua fragilità e forza, nel suo limite e nella sua espansione, nella sua capacità di cambiamento e costante trasformazione, credo nella sua contemporaneità, ma anche alla sua capacità di continuare a provare quelle emozioni che ci sono state tramandate; credo nella sua violenta bellezza e spaventosa fragilità. In questo lavoro ricerco soprattutto su queste ossessioni, compulsioni, dipendenze, contrasti trasformando i corpi dei 5 danzatori non in uomini e donne, ma in stimoli emotivi; stimoli che sono
partecipi di poemi scritti dei quali basterebbe comprenderne il fatto che non si concludono lì sulla scena.
Preluidio è la mia preghiera profana, la mia lettera d’amore al corpo, il mio credo di oggi.
RECONCILIATIO
Durata: 10’ – Creazione per 2 danzatori
coreografia Angelin Preljocaj
musica Ludwig Van Beethoven, sonata al chiaro di luna
costumi Igor Chapurin
luci Cecile Giovansili
assistente alla coreografia Claudia De Smet
riallestimento dalla creazione del 2010 Suivront mille ans de calme
produzione Centro Coreografico Nazionale / Aterballetto
coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Bologna
La danza, arte dell’indicibile per eccellenza, è in grado di svolgere la delicata funzione di svelare le nostre paure, le angosce e le speranze, evocandole. Il duetto prescelto per raccontare il tema della riconciliazione è tratto da Suivront mille ans de calme (Seguiranno mille anni di calma), un lavoro caratterizzato da una vena poetica e impressionista, ispirato ad una lettura assidua ma non letterale dell’Apocalisse. Per il coreografo, nello spettacolo originale, e tantomeno nel duetto femminile che è stato adattato per “Memorare 2024”, non vanno ricercati quindi riferimenti puntuali al testo di San Giovanni. Si tratta invece di rivelare, svelare e mettere in evidenza (come indica l’etimologia della parola apocalisse: sollevare il velo) elementi presenti nel nostro mondo, ma sottratti ai nostri sguardi. E nella delicata relazione tra le protagoniste del duetto emergono – visibili e invisibili – i temi ai quali facciamo riferimento.
AN ECHO, A WAVE
Durata: 10’ – Creazione per 2 danzatori
coreografia di Phillippe Kratz
con Federica Mamonaca e Giovanni Leone
sound designer Tommaso Michelini
produzione Centro Coreografico Nazionale / Aterballetto
Probabilmente non esiste altra veduta come quella del mare che possa avvicinarsi a spiegare il difficile concetto dell’eternità. Osservando la sua superficie blu apparentemente infinita, riusciamo a comprendere quanto siamo effimeri, quanto piccoli e limitati, come le proverbiali gocce in un oceano. Il mare è un luogo di meraviglia, di sogni e promesse, di un fascino travolgente che trasmette una grande serenità. Ci ipnotizza, ci assorbe e ci può riempire di stupore spirituale. Sul Mar Mediterraneo sono state raccontate e scritte grandi storie da parte di tutti i popoli confinanti, ispirate da scoperte, conquiste e patrie adottive. Tutto ciò conduce fino a noi l’eco di infinite speranze, tragedie insopportabili e straordinari incontri. Quelle onde hanno attraversato la storia, sono sempre state occasioni di partenze, incontri e
abbandoni. Guerre e conoscenze lo attraversano da sempre. Guardando il fluire del movimento di un danzatore, ritroviamo a volte quel moto naturale e ininterrotto delle superfici marine. E due persone che ballano passano sempre attraverso stati d’animo diversi, emozioni contrastanti, vicinanza e distanza. È partendo da queste suggestioni che Philippe Kratz ha costruito un duetto per il CCN / Aterballetto, che considera la sua prima casa. Vi ha lavorato per anni, come danzatore e coreografo, prima di intraprendere da coreografo una carriera internazionale, che lo ha portato proprio quest’anno al debutto scaligero. Sua è una delle creazioni più preziose del repertorio di Aterballetto, il duetto “O”. Ma sono ormai molte le coreografie da lui firmate, in Italia e all’estero.
ALPHA GRACE
Durata: 23’ – Creazione per 6 danzatori
coreografia Philippe Kratz
musica Barrio Sur, Fela Kuti
consulente drammaturgico Tyrone Isaac-Stuart
luci Carlo Cerri
produzione Centro Coreografico Nazionale / Aterballetto
con il sostegno di Centro per la Scena Contemporanea
Alpha Grace guarda a una delle nostre virtù forse più importanti: l’empatia, intesa come percezione di noi stessi su un piano comune con chi ci sta accanto. Uno stato che ci permette di comprendere davvero l’altro, di non vederlo come diverso, di imparare a provare le sue stesse emozioni e così conoscerne il valore. La parola „alpha“, simbolo dell’arcaico, si abbina alla parola „grace“, la gentilezza dal valore quasi sacrale. La creazione lascia scorrere davanti ai nostri occhi momenti di solitudine, in cui gli interpreti comunicano individualmente. Poi, progressivamente, più persone si aggiungono al quadro fino ad arrivare a un’azione di gruppo in cui le varie voci nella loro dispersione seguono un ritmo che finalmente li accomuna.